In passato la natura ha favorito la costituzione di insediamenti umani plasmandone la forma e offrendo modelli estetici armoniosi, procedendo verso la contemporaneità questo rapporto di subordinazione alla natura è andato ribaltandosi (almeno concettualmente) e le forme razionali han preso posto nella progettazione di città ed edifici, non per questo meno piacenti. Concepire le forme come risultati di funzionalità è un esercizio che porta ad evitare giudizi del tipo bello e brutto, e a cercare la bellezza non nel risultato ma nelle ragioni che plasmano una configurazione. Nella coreografia ciò che m' intriga è quel che muove piuttosto che il bel movimento. I movimenti, le forme hanno in loro i principi che li han costituiti, è questo che mi interessa analizzare nella forma della città; cioè un organismo estetico, un palinsesto, memoria concreta in cui sono riconoscibili i passaggi di generazioni. L'intenzione è quella di cercare, in fase di ricerca, una linea di pensiero che lega le città prese in esame e di poter tracciare un' ideale storia dell'urbanistica e dell'evoluzione della sedentarietà umana, esemplificandola in una performance tra la coreografia e il modellismo.
L'approccio scenico che si intende sviluppare si costituisce di due modalità performative che viaggiano parallele: una di danza basata sul principio dell'accumulazione del movimento, l'altra sulla costruzione di città con zollette di zucchero e la loro distruzione in maniere sempre diverse e giocose. Partendo dalla rappresentazione di un villaggio preistorico, costruire degli insediamenti sempre più complessi che attraverso la loro distruzione e ricostruzione rendano visibile la stratificazione che nel tempo e nello spazio (forse è il caso di dire sullo spazio) definisce un abitato.
Questo "gioco delle costruzioni" è un approccio esperienziale alla scienza dell'urbanistica ovvero alla storia, la sociologia, l'estetica, nel quale è interessante anche osservare i propri processi mentali nel momento di decidere dove locare un mattoncino di zucchero o, nel caso della danza, il proprio corpo. A volte è l'azione a definire uno spazio/condizione e altre è lo spazio/condizione che definisce un'azione. Nelle interpreti sintetizzare causa ed effetto, morali, paure e desideri legati al rapporto che da sempre esiste tra essere umano e modificazione del territorio/spazio.
Questa ricerca sull'urbanistica, realizzata ed utopica, vuole intrattenere ed invitare lo spettatore a guardare alle città come fossero libri, a leggerne le storie tra i mattoni e il cemento, a vedere la propria condizione non dissociata dai luoghi che vive e dai movimenti che li hanno formati.